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Ambizione, egocentrismo, voglia di possesso: antitesi all'edenamismo

Ambizione, egocentrismo e desiderio di possesso nascono dallo stesso fraintendimento: l’idea che il valore dell’esistenza si misuri con ciò che si conquista e si trattiene. Sono movimenti della mente che spingono verso l’accumulo, verso il confronto, verso l’illusione di dominare. Ma chi accumula vive nell’ansia di difendere ciò che ha, e chi si misura con gli altri conosce la frustrazione del non essere mai abbastanza.


L’Edenamismo non rifiuta il desiderio di crescere: rifiuta l’ossessione di farlo a discapito della propria serenità. Propone una crescita che non ferisce, che non divide, che non costringe l’altro a divenire uno strumento per il proprio traguardo. L’ambizione diventa disequilibrio quando non cerca più senso, ma solo riconoscimento; quando il risultato vale più della vita che lo ha generato.


Il possesso è un inganno sottile. Non possediamo la terra, ma la abitiamo per un tempo breve. Non possediamo le persone, ma possiamo intrecciare con loro un tratto di cammino. Non possediamo neppure noi stessi, perché cambiamo senza sosta, come l’acqua che scorre e non ritorna mai identica. Ogni volta che stringiamo troppo forte qualcosa, perdiamo la leggerezza che ci permetterebbe di apprezzarla davvero.


L’Edenamismo invita a svuotarsi un poco per fare spazio all’essenziale. Non è rinuncia, ma liberazione. È l’esperienza di un io che non deve dimostrare nulla, che non deve vincere, che non deve accumulare trofei, oggetti, consensi. Un io che si sente completo mentre condivide, mentre crea, mentre vive senza tentare di trattenere.


Là dove l’ego pretende, nasce la tensione; dove l’io si alleggerisce, germoglia l’Eden.

 
 
 

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